HRV e dintorni: un primo passo per comprendere l’asse cervello-cuore

“Il cuore è estremamente sensibile alle stimolazioni provenienti dall’esterno (..) ci possiamo aspettare che quando la mente è fortemente eccitata ciò produca una reazione immediata e diretta sul cuore (..) il cuore, quando è eccitato, provoca una serie di reazioni a livello cerebrale (..) in qualsiasi tipo di eccitazione si attiva un meccanismo azione-reazione tra questi due organi”

Charles Darwin scrisse queste parole nel 1892. Oggi conosciamo molti più aspetti di quello che lui definisce meccanismo azione-reazione; sappiamo che il cuore fa parte di una rete e la sua funzione varia non solo in risposta a stimoli che rispondono alle leggi della meccanica dei fluidi, ma anche in risposta a emozioni, sensazioni e pensieri.

E’ esperienza comune l’accelerazione del battito cardiaco quando si prova una emozione intensa..ma in momenti di calma vi è mai capitato di prendervi del tempo per sentire il battito del vostro cuore? E’ stato facile percepirlo oppure no? Cosa avete provato? Curiosità, stupore, fastidio, paura..non c’è una risposta giusta, ma è strano pensare che per la maggior parte del tempo non ci accorgiamo del fenomeno naturale che ci mantiene in vita! Il cuore di un adulto batte mediamente 100.000 volte in un giorno e grazie all’interazione con il sistema nervoso è in grado di modulare la sua velocità adattandosi alle necessità dell’organismo.

La regolazione della frequenza cardiaca è complessa, ma la si può semplificare immaginando una centralina che genera impulsi ed è collegata ad un sistema di accelerazione e di freno. La centralina è il nostro pace-maker naturale, si chiama nodo seno-atriale ed è localizzato nell’atrio destro. Normalmente produce impulsi alla frequenza di 60-100 al minuto. Acceleratore e freno appartengono al sistema nervoso autonomo. In modo un po’ semplicistico possiamo identificare l’acceleratore con il sistema ortosimpatico e il freno con il sistema parasimpatico, rappresentato principalmente dalle fibre del nervo vago. L’acceleratore si attiva rapidamente in risposta a stimoli come un pericolo (reale o percepito), le emozioni o gli stati infiammatori. Il riposo e gli stati di calma attivano invece il freno. Esattamente come un veicolo deve essere in grado di accelerare o di frenare al momento giusto, anche l’attività del nostro sistema nervoso autonomo deve essere bilanciata per poter garantire l’adeguato funzionamento dell’organismo sia in condizioni in cui è richiesta una performance, sia nel momento del recupero. L’esposizione cronica ad elevato carico di stress può ridurre l’efficienza del sistema nervoso autonomo. Il disequilibrio che ne deriva può influenzare la funzione endocrina, il metabolismo, la funzione immunitaria e il sistema cardiovascolare. Nel breve periodo possono comparire agitazione, disturbi del sonno, cardiopalmo o disturbi della digestione, mentre nel corso del tempo si verificano una tendenza all’esaurimento delle risorse dell’organismo e un aumento del rischio di sviluppare patologie croniche tra cui quelle cardiovascolari.

In condizioni fisiologiche esiste una spontanea variabilità tra un battito cardiaco e l’altro. Il parametro che la esprime è noto come Heart Rate Variability (HRV) ed è misurabile con metodiche non invasive, dal costo relativamente contenuto e di facile impiego. HRV è un marker di salute del cuore: un cuore sano è “resiliente”, si adatta costantemente alle variazioni dell’ambiente esterno e interno. In pazienti affetti da cardiopatia ischemica o insufficienza cardiaca una ridotta HRV si associa a maggiore mortalità e più alto rischio di sviluppare aritmie pericolose. Nei soggetti sani HRV è un utile indicatore della funzione del sistema nervoso autonomo: una HRV bassa può esprimere iperattivazione del sistema simpatico (l’acceleratore).

La misurazione di HRV può essere utile per valutare lo stato di equilibrio della bilancia simpatico-vagale anche nell’ambito di una valutazione ambulatoriale. HRV è un parametro altamente variabile: è influenzato da fattori biologici (età, genere..), variabili legate allo stile di vita (frequenza e tipologia di attività fisica svolta, alimentazione, qualità del sonno, consumo di alcolici..) e dalla presenza di condizioni patologiche. Ecco perché è importante valutarlo nel quadro complessivo del singolo caso e tenere conto non solo della singola misurazione, ma del suo andamento nel tempo.

E’ possibile allenare la capacità dell’organismo di rispondere allo stress e rimettere il freno nella condizione di entrare in funzione quando necessario. Alcune tecniche di respirazione o di trattamento manipolativo osteopatico, così come alcune pratiche appartenenti alla tradizione dello yoga o del tai-chi agiscono sul sistema nervoso autonomo. Uno degli effetti dell’allenamento è proprio l’aumento di HRV; misurarla fornisce un utile indice di efficacia del trattamento scelto.

Ho scelto di partire da qui, da uno degli strumenti che ho introdotto nell’ambulatorio dedicato a stress e rischio cardiovascolare, perchè non smetto di meravigliarmi di fronte alla bellezza dell’organismo umano come sistema integrato e alla sua capacità di autoregolarsi e di adattarsi. E’ un piccolo passo nato dal bisogno di allargare la prospettiva oltre il singolo organo/sistema, di accogliere la complessità delle interazioni tra corpo e mente, tra individui, ambiente e società e di aprire i percorsi di cura a discipline e tecniche che possono apparire lontane da un certo modo di esercitare la professione, ma sono preziose ed efficaci se integrate in maniera complementare all’approccio più convenzionale. A dimostrarlo un numero sempre maggiore di evidenze, a seguire tre suggerimenti di lettura:

Thayer JF et al. The relationship of autonomic imbalance, heart rate variability and cardiovascular disease risk factors. Int J Cardiol 2010;141(2):122-131

Shaffer F et al. A healthy heart is not a metronome: an integrative review of the heart's anatomy and heart rate variability. Front Psychol 2014;5:1040

Chalmers JA et al. Worry is associated with robust reductions in heart rate variability: a transdiagnostic study of anxiety psychopathology. BMC Psychol 2016;4:32

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